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Buone maniere con i sordi/Good manners with deaf

Pif, per il suo programma Caro marziano, è andato ad intervistare i proprietari del bar Senza Nome di Bologna, che sono quattro sordi. Io stimo Pif, mi piace il modo in cui si approccia ad ogni nuovo argomento con meraviglia e sensibilità, portando con sé il suo carico di preconcetti per smantellarli uno a uno. Anche in questo episodio Pif ha espresso la sua ignoranza in materia e in quindici minuti ha confezionato una bella introduzione alla cultura sorda e alla lingua dei segni. Per una volta, i sordi hanno avuto un po’ di visibilità nella tv di stato.

Purtroppo però il programma non è disponibile con i sottotitoli, per cui i sordi stessi non possono vederlo. Quando me ne sono accorto, mi è preso lo sconforto. È una palese discriminazione. Eppure basta così poco per rendere la vita dei sordi migliore e per creare una società più inclusiva.

E visto che le parole sono importanti, e dall’alto della mia recente esperienza con la cultura sorda, vorrei partire dalle definizioni.

È buona cortesia chiedere alle minoranze stesse come desiderano essere chiamate, piuttosto che affibbiare loro un nome pensando di fare loro un piacere. Ai sordi il termine sordo va più che bene. Sordo è un aggettivo neutro, breve e onesto. Non udente oltre ad essere un eufemismo nato sull’onda del politically correct, con quel non ingombrante pone l’accento sulla mancanza di un’abilità. E poi c’è sordomuto, che è un termine datato, scorretto e impreciso, perché molti sordi possono parlare, più o meno bene. Inoltre in inglese dumb (muto) è anche un insulto (scemo). Meglio evitarlo. I sordi vi mangiano vivi se li chiamate sordomuti.

I sordi comunicano tra di loro tramite la lingua dei segni. Lingua e non linguaggio: la differenza è un po’ tecnica, se volete, ma importante. Linguaggio indica la facoltà di comunicare, mentre lingua è l’espressione legata al contesto storico, culturale, sociale di questa facoltà. La lingua dei segni è una lingua complessa, con regole grammaticali precise. Non diciamo linguaggio italiano, o idioma italiano. Per cui, lingua dei segni. Lo stato italiano non ne riconosce ancora una dignità giuridica: almeno noi, che siamo più civili del nostro stato, cominciamo a chiamarla col suo nome.

E si dice segni e non gesti. I gesti sono quelle cose che facciamo noi italiani con le mani. A volte pregni di significato, ma non sufficienti a comunicare in maniera complessa quanto i segni. Vi risparmio la differenza linguistica tra segno e gesto.

Capiterà che vi dicano che non esiste una sola lingua dei segni a livello mondiale, ma ce ne sono una moltitudine, una per ogni stato, anzi, la lingua dei segni americana è diversa da quella britannica, australiana, irlandese, anche se sono tutti stati dove si parla l’inglese, anzi, ci sono addirittura varianti regionali e dialetti. Quando succederà, evitate di commentare: “ma non potevano dargliene/inventarne una sola?”. Le lingue dei segni non sono state inventate. Sono nate spontaneamente e si sono sviluppate nonostante gli udenti, che nella storia hanno fatto di tutto per estirparle, a volte esercitando una notevole quantità di violenza fisica: generazioni di bambini e di adulti hanno ricevuto bacchettate sulle mani ogni volta che venivano sorpresi a segnare, hanno legato le loro dita con lo scotch, o le loro braccia alla sedia, per costringerli ad usare la voce. Le lingue dei segni sono antecedenti a quelle orali, le usavano i nostri antenati prima di sviluppare le corde vocali, oppure quando non volevano farsi sentire dagli animali durante la caccia. Gli udenti non hanno creato nessuna lingua dei segni, e raramente si sono offerti di impararle o di proteggerle. Le lingue dei segni sono tutte diverse e frammentarie perché frammentate sono le comunità sorde intorno al mondo. Siamo orgogliosi dei nostri dialetti, e anche le comunità sorde sono orgogliose dei propri dialetti. Si capiscono benissimo lo stesso, molto meglio degli udenti, anche tra sordi di diversa nazionalità.

E sì, potete usare la parola disabile. Diversamente abile nasconde una verità: le persone disabili, nella maggior parte dei casi, non sono disabili in assoluto, ma solo quando le persone “abili” non fanno nulla per venire loro incontro. I disabili sono disabili perché gli abili tolgono loro la possibilità di essere abili. I disabili vengono disabilitati. I sordi non sono “poverini”, “malati”, non hanno bisogno di pietismo. Sono persone indipendenti, intraprendenti, capaci. Hanno solo bisogno di un piccolo sforzo da parte nostra per riuscire a comunicare: parlare più lentamente, scandire le parole, non parlare a bocca piena, dire chiaramente di cosa si sta parlando se , infarcire il discorso di gesti, che non fanno mai male, oppure usare carta e penna. I sordi, come tutti noi, hanno molto da dare, e molto da dire. Basta stare ad ascoltarli.

Deaf is an invisible disability, therefore deaf are frequently ignored. However, so little effort is needed to improve their life and increase inclusion. First of all, I think it’d be important to use the proper words when talking about deaf, especially in countries where sign language is still not officially recognized and where the public television does not offer any subtitle service.

Never say deaf and dumb. Many deaf people have a voice, and some of them use it properly, so dumb is improper in the best scenario, insulting in the worst one. And remember: when you are naming a minority, especially if the minority has been discriminated, it is fair and polite to respect their will about their own name. Deaf people want to be called deaf.

When you are talked about sign languages, and how different they are for each country, and how they have variants and dialects, please never ask: “why did they never invent a single one?”. Well, nobody invented sign languages. They evolved from each deaf community. There is evidence sign language preceded oral languages. Most of all, hearing people did everything they could to hinder, wipe out or obstacle sign language, sometimes using force and violence, such as punishing children at schools, taping their fingers together or tying their arms on their chair. Sign language evolved notwithstanding hearing people, and deaf communities are proud of it.

Don’t be afraid of saying disabled. It is a true word. Society just puts so many obstacles on disabled people, who very often just need very tiny adjustments to be as independent as “abled” people. So yes, it is us who disable them, who make them less able to carry on with their life. In the case of deaf people, just remember: speak slowly and do not mumble, do not chew while talking, use as many gestures as you want as they give them visual clues, for example when talking about numbers,  make clear what the topic is, use pen and paper (or your phone). Deaf have so much to give, and so much to say! We just need to stop by and listen to them, it’s worth it.